img-20161108-wa0003di Alessia Vaccarella

Un po’ di verde e del grigio, questo è quello che si trova nel mio quartiere, la Chiappa.
Aria di freschezza e profumo di pane, un quartiere abbastanza luminoso in estate, quando c’è il sole, molto cupo e grigio in inverno, autunno e nelle giornate più piovose. Come in ogni quartiere, puoi trovare persone di diverso tipo. Persone di una certa età, che amano la loro zona, la loro città, per tutte le ricchezze o le gioie che le rendono fiere di farne parte. Ogni mattina, anziani si svegliano per poi andare nei bar dei dintorni a consumare una sana colazione accompagnata da discorsi e a volte anche pettegolezzi, dandosi appuntamento, per continuare la loro chiacchierata mattutina facendo due passi,oppure organizzandosi per il pomeriggio. Bambini di tutte le età che girano per la Chiappa come se fosse un parcogiochi, piccoli pezzi del quadretto familiare che dipinge questo quartiere. Gruppetti di fantelli alla ricerca dell’avventura che purtroppo possono avere solo nei dintorni, che amano stare insieme o meglio fare lavoro di gruppo. Masse di ragazzi di una certa età, tra i 14 e i 24 anni, che si ritrovano nella “piazzetta”, luogo che per i  più grandi viene considerato di “culto”, o meglio ancora una
“casa”. Ogni singolo giovane della Chiappa è passato per quella piazza, quasi come se fosse un passaggio dell’adolescenza, obbligatorio.
Tutti i pomeriggi dalle 16-16.30 se non prima,  i ragazzi si ritrovano e stanno insieme fino all’ora di cena. La sera invece tra le 21-21.30, dopo cena, si vedono quelli più grandi, che dopo una giornata intera di lavoro si ritrovano per scambiare discorsi e per rilassarsi insieme, dedicando un po’ di tempo a se stessi. In teoria la piazzetta
comprende due gruppi diversi, che a volte sono uniti in un unico gruppone. Il gruppetto dei “piccoli” è formato da ragazzi che hanno iniziato ad uscire pochi anni fa, tra il 2012-2013, e quelli “grandi” che qui sono nati, si sono conosciuti e sono cresciuti insieme. Spesso e volentieri, quando la sera i ragazzi si ritrovano lì e sono in compagnia di altri  cresciuti nel nostro quartiere, subentrano altri gruppi, come quelli di Rebocco, Fossitermi e addirittura Migliarina. A tutti basta venire in quella piazza per non pensare ai problemi, ragazzi che in quella piazza hanno trovato il primo amore, quello che per alcuni può essere l’unico o quello vero, l’amicizia, quella vera, il significato di famiglia, di fratellanza, di cosa voglia dire “aiutarsi”o addirittura pararsi le spalle a vicenda. Fantelli che si sono voluti bene, odiati due secondi dopo, oppure persone che prima non si sopportavano, fare gioco di squadra e legare come veri e propri fratelli. Per molti quella piazza può essere solo un angolo di quartiere, il nulla più totale, ma per altri, parte della vita, infanzia, adolescenza come per me, magari il futuro per i piccoletti. Un tempo non c’era tranquillità, tutti erano scalmanati, euforici e anche pericolosi, ma crescendo abbiamo e soprattutto hanno, imparato che si matura e ci si dà una regolata, sia per se stessi che per il rispetto altrui. Proprio per questo noi della Chiappa definiamo il nostro quartiere una casa, una famiglia o un luogo di culto. Sono fiera del mio quartiere e della mia gente.

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