di Gaia Gabetti
Anna, la mia fantastica nonna, è nata nel 1938. Alla fine della seconda guerra mondiale aveva circa 7 anni, ma malgrado la tenera età ha ricordi ancora accesi di alcuni avvenimenti. Quando me ne parla i suoi occhi sembrano riempirsi di lacrime, forse ricorda ancora la paura e il terrore che in quel periodo li perseguitava.
Lei e la sua numerosa famiglia abitavano in una umile casa di campagna nei pressi di Follo. In quel periodo la campagna era piena di famiglie sfollate per sfuggire ai bombardamenti che avvenivano maggiormente nelle città.
A volte i soldati tedeschi penetravano le campagne per fare dei rastrellamenti. Mia nonna mi ha raccontato che suo padre aveva fatto una buca in mezzo ai campi che potesse contenere l’intera famiglia, e quando sentivano le truppe tedesche marciare verso la loro abitazione correvano a nascondersi dentro questo “piccolo rifugio fai da te” ricoprendo poi il buco con legni e frasche, alle volte stavano lì dentro per intere giornate, al freddo e al buio, tutti stretti uno contro l’altro sperando che il loro piccolo bunker bastasse a sfuggire agli occhi attenti dei tedeschi.
Mia nonna accennando una tenera risata mi disse che, per non aver scovato il loro grossolano rifugio, questi spaventosi tedeschi non dovevano essere stati poi tanto svegli o che forse facevano finta di non vedere.
Secondo i suoi racconti, in paese, dei giovani partigiani uccisero un soldato tedesco ubriaco e il giorno seguente i militari tedeschi per rappresaglia portarono via dal carcere del 2 Giugno quattro ragazzi di Follo, radunarono tutto il paese in piazza per assistere all’impiccagione di quattro giovani innocenti. Anche questo ricordo segnò e forse segna ancora la vita di mia nonna. Questa fu un’ennesima dimostrazione di chi a quei tempi comandava. Ma la cosa che tutt’ora le è rimasta più impressa è quando venne ucciso il suo migliore amico e vicino di casa da sempre. In quell’occasione mia nonna e la sua famiglia erano nascosti dentro al loro rifugio, la nonna sbirciava da un buchino in superficie i movimenti dei soldati tedeschi, Marco, l’amico della nonna e dei suoi fratelli, si affacciò dalla porta. Un tedesco lo notò e il suo giovane corpo fu trafitto da una scarica di pallottole di una “maledetta”, come dice lei, mitragliatrice tedesca.
Anna, mi raccontò che sua madre, la mia bisnonna, partiva con un misero carretto e andava a Parma a piedi per barattare l’olio, le olive, le uova con la farina in modo da sfamare i suoi numerosi figli con pane e pasta. Il viaggio durava diversi giorni, a volte anche più di una settimana. Le donne viaggiavano soprattutto di notte per passare inosservate e di giorno si nascondevano nei boschi, fra la vegetazione.
Un giorno una truppa tedesca giunse nel paesino di mia nonna, loro nascosti come sempre nel posto segreto sbirciavano amareggiati la loro casa andare a fuoco, quando ad un certo punto un soldato tedesco andò verso di loro, la famiglia terrorizzata era pronta al peggio, il soldato rompendo ogni aspettativa si inchinò e sussurrando disse loro di correre ed andare a spegnere il fuoco in casa, che erano ancora in tempo. Si scusò e scappò via veloce, mia nonna dice di ricordare ancora la voce di quell’angelo che li aveva aiutati. Il loro angelo si chiamava Actus, si affezionò talmente tanto a loro che da lì a poco nacque un vero e proprio rapporto di amicizia segreto.
Actus portava alla famiglia gallette di riso, e viveri di ogni genere. Si era proprio affezionato a quella dolce famiglia.
Un giorno il soldato buono portò a casa di mia nonna un salame. Mia nonna mi raccontò che lei e i suoi 5 fratelli non avevano mai visto quel cibo strano e misterioso. “Quando l’abbiamo assaggiato ci sembrava così delizioso, non avevamo mai mangiato qualcosa di così buono” disse mia nonna ridacchiando.
Vera aveva pressoché 6 anni, era la sorellina più piccola dei 5 fratelli ”Da dove viene? È buonissimo” esclamò Vera. “Nel bosco, dalla pianta del salame” rispose Actus ridendo. Mia nonna quando racconta questa storia ride a crepapelle.
Vera ancora piccola e credulona credette a quella storia e decise di andarlo a cercare. La sera, i fratelli non vedendola tornare, preoccupati andarono a cercarla e la trovarono in mezzo al bosco tremolante e impaurita.
Non avendo trovato il salame, dice mia nonna, dopo un po’ si era rassegnata ma non era riuscita più a trovare la strada di casa.
Il giorno seguente la famiglia era in casa, alla radio le notizie erano sempre le stesse, quando gli americani annunciarono la notizia che tutti stavano aspettando “ la guerra finalmente è finita”.
La guerra era finita, gli americani avevano liberato l’Italia.
Mia nonna mi raccontò che la popolazione era tutta radunata in piazza, tutti ballavano, cantavano, la gente era felice, in paese si respirava un’aria diversa, finalmente l’incubo era finito e la popolazione sprizzava di gioia.