Oggi è venuto a trovarci in classe l’avvocato Simone Serafini, che nel 2004 difese l’imputato  Alfred Mathias CONCINA, sergente dell’esercito tedesco, per raccontarci i terribili fatti riguardanti l’eccidio di Stazzema. Questo incontro ci ha segnato molto e non lo dimenticheremo facilmente. Ecco la nostra intervista:

hqdefault1) In quale contesto storico si svolgono gli avvenimenti di S. Anna di Stazzema?

Come saprete, l’otto settembre del 1943 l’Italia firma l’armistizio con le truppe Alleate. Da questo momento la Germania, prima alleata, occupa militarmente il nostro paese. Le truppe americane, nel frattempo, sbarcano in Sicilia e piano piano salgono alla riconquista. La Germania, dal canto suo, impegnata su più fronti, preferisce richiamare le sue truppe verso nord, stanziando le sue difese lungo la cosiddetta “Linea Gotica”, un fronte di difesa che idealmente congiungeva Pietrasanta con Rimini. Nella zona intermedia fra le truppe alleate e quelle tedesche, dove appunto si trova S. Anna di Stazzema, combattevano le truppe partigiane che supportavano l’avanzata americana con azioni di guerriglia, cioè azioni di sabotaggio contro il nemico. Per combattere i partigiani, il governo tedesco aveva stanziato varie leggi fra le quali quella per cui per ogni soldato tedesco ucciso, sarebbero stati giustiziati per rappresaglia dieci italiani.

 

2) Quali sono le conseguenze di questa legge?

L’esistenza di questa legge, a livello giuridico, è molto importante perché in qualche modo “tutela” i carnefici, nel senso che erano esecutori di ordini venuti dall’alto. Nel processo Priebke, il cosiddetto boia delle Fosse Ardeatine, che è stato il primo processo svolto in Italia contro i nazisti, ad esempio, l’ex ufficiale tedesco è stato condannato all’ergastolo perché ha “superato” il numero di esecuzioni previste da questa legge.

 

3)Perché i processi contro i criminali nazisti si sono svolti così tanti anni dopo questi terribili vicende?

Dovete sapere che, finita la Prima Guerra Mondiale, gli stati vincitori avevano chiesto ingenti risarcimenti alla Germania sconfitta. Il paese, vessato dai debiti, era in ginocchio e il malcontento e il senso di umiliazione erano in crescita fra la popolazione. Pensate che addirittura il marco (la moneta della Germania prima dell’euro) aveva così poco valore che la gente andava a comprare il pane con le carriole piene di soldi. Proprio su questo desiderio di rivincita fece leva il Nazismo, che cavalcò ideali di resurrezione e di orgoglio nazionale. Memori di quanto successo in precedenza, gli stati nazionali hanno preso la decisione di evitare una situazione simile. Per questo motivo tutti gli incartamenti relativi alle stragi compiute dai tedeschi in Italia, e la stessa cosa è successa in Grecia, vennero chiusi in quelli che sono passati alla cronaca come gli “armadi della vergogna”.

 

4) Che cosa si intende con “armadi della vergogna”?

Si tratta di veri e propri armadi, situati nella Procura del Tribunale Militare di Roma: qui vennero chiusi tutti gli incartamenti relativi alle stragi compiute dai nazisti in Italia. Questi armadi vennero addirittura rivolti con l’apertura verso il muro, in maniera da celare e rendere ancora più inaccessibile il “segreto” che contenevano. Solo pochi anni fa, nel 2005 per la precisione, si è deciso di aprire questo e altri processi. Gran parte del merito è da attribuirsi ai cittadini di S. Anna, discendenti delle povere vittime, che per sessant’anni hanno chiesto che fosse fatta giustizia. In confidenza vi confesso che uno dei motivi che hanno fatto aprire questi processi è anche il fatto che c’era una riforma in atto per cui i Tribunali Militari avrebbero dovuto essere chiusi e quindi le Procure, per rinviare quanto più possibile la chiusura, hanno tirato fuori tutti i fascicoli possibili e immaginabili.

5) Che cosa successe a S. Anna di Stazzema?

I tedeschi sospettavano, a ragione, che ci fossero partigiani nascosti nei boschi che circondano S. Anna di Stazzema. Dovete pensare che questo paese è formato da tanti piccoli nuclei abitativi e quindi i partigiani erano difficili da localizzare. In un primo momento, gli abitanti di S. Anna vengono fatti sfollare ma, non essendo stato trovato alcun partigiano, per ordine del Generale Simon, di stanza a Pietrasanta, vengono fatti rientrare. A seguito di un’altra segnalazione, i tedeschi risalgono nel paese. Va detto fin da subito che ad accompagnare i soldati tedeschi c’erano italiani (i cosiddetti “repubblichini”, rimasti fedeli ai vecchi alleati), gente della Versilia che conosceva bene quei luoghi. Arrivati in paese, il 12 agosto del 1944, a mezzogiorno, si sentono suonare le campane. I tedeschi, sparsi nelle varie frazioni in cerca del nemico, credono che si tratti di un avvertimento per i partigiani, mentre in realtà si trattava del semplice rintocco delle campane per il mezzogiorno. Apro una piccola parentesi: i soldati che agivano lungo la linea gotica appartenevano alla XVI divisione Panzergranadier delle SS, truppe scelte famose per la loro crudeltà. Ma torniamo ai fatti. Al suono delle campane, i soldati tedeschi che avevano l’ordine di radunare la popolazione, sparsi per ogni dove, senza ordini precisi, agiscono in maniera differente: alcuni compiono atrocità indicibili, altri addirittura cercano di aiutare la popolazione per quanto loro possibile, sparando in aria e consentendo ad alcuni la fuga. Dopo aver radunato la popolazione nella piazza della chiesa, il Sommer, cioè il tenente a capo di questa divisione, chiama il comando in capo a Pietrasanta chiedendo ordini. La risposta è terribile: “non fate prigionieri”. Vengono dunque messe le mitragliatrici a terra e si fa fuoco sulla popolazione inerme, “colpevole” di non aver collaborato. Furono uccisi quasi tutti, i pochi sopravvissuti vennero fucilati nei pressi di S. Terenzo Monti lungo la strada della ritirata.

6) Perché questo reato, essendo passati così tanti anni, non è stato prescritto?

Voi sapete che, secondo la legge italiana, se un reato non viene giudicato entro 20 anni da quando è stato compiuto non è più perseguibile. Questa è la cosiddetta prescrizione, cioè lo Stato non può più processare né tantomeno condannare nessuno trascorso questo tempo. Questo però è un caso diverso perché si tratta di un crimine contro l’umanità e in quanto tale non è prescrittibile e non può essere concessa in alcun modo la grazia.

7) Che cos’è una “grazia”?

Il Presidente della Repubblica, se lo ritiene opportuno, può decidere che una persona, giudicata colpevole, possa non scontare la pena per cui è stata condannata. Molte grazie sono state concesse per reati commessi subito dopo l’8 settembre del 1943, perché si è valutato che quella fosse una situazione di guerra civile.

8) Come si è scelto chi mandare a giudizio?

Una volta ottenuto l’elenco dei soldati della XVI Divisione Panzergranadier, si è deciso a tavolino che i soldati semplici non potessero andare a giudizio, ma soltanto chi avesse un grado dal sergente in su. Si è pensato, infatti, che solo un graduato avrebbe potuto capire che l’ordine che era stato dato era illegittimo. Unica eccezione è quella del soldato semplice che ha confessato di aver premuto il grilletto nella piazza della chiesa, rinviato a giudizio insieme ai nove graduati e testimone nel processo.

9) Per quale motivo sono stati imputati?

L’accusa è stata quella di concorso in reato: si è valutato cioè che tutti i graduati sarebbero partiti alla volta di S. Anna sapendo che avrebbero ucciso dei civili innocenti. Mi spiego meglio: le responsabilità di un reato sono personali, cioè ognuno risponde delle azioni che compie. In caso di concorso in reato, invece, si presuppone che tutti gli imputati siano consapevoli dell’azione che si compie e dunque tutti imputabili alla solita maniera. L’opinione mia e del resto della difesa era che, dato che i soldati erano sparpagliati e, come dicevo prima, ci furono azioni terribili ma anche alcune benemerite, non si sarebbe dovuto usare tale criterio ma valutare caso per caso. Non esisteva il concorso di persone nel reato perché non esisteva alcun ordine preventivo. Questo è quanto afferma anche il soldato semplice condannato, chiamato a testimoniare, che ha ribadito che il Sommer, cioè l’ufficiale più alto in grado, ha ricevuto l’ordine di compiere la strage solo quando si trovava a S. Anna, non prima. Non essendoci alcun ordine preventivo, non ci può essere neppure il concorso di persone nel reato. Da quanto emerge dagli atti, infatti, l’unico ordine alla partenza era quello di trovare i partigiani. A riprova di ciò, il Tribunale tedesco ha rigettato tutte le richieste conseguenti a questo processo (tutti gli imputati sono stati condannati all’ergastolo), aderendo alla nostra tesi. Questo processo, da un punto di vista prettamente giuridico, è stato molto poco interessante, si è trattato per lo più di un processo alla storia perché si è ritenuto doveroso risarcire chi ha subito ingiustizie tanto grandi.

10) Che sensazioni ha provato a difendere questi criminali?

Tutti quanti noi difensori abbiamo premesso, ancor prima di iniziare il processo, che ci trovavamo in una situazione di grande imbarazzo, come italiani, a dover difendere chi aveva commesso tali atrocità nei confronti di nostri compatrioti. Fra di noi c’era pure una ragazza ebrea, quindi ancor più colpita nel vivo, che aveva chiesto la dispensa da questo processo ma che non le è stata concessa. Compito dell’avvocato, nel momento in cui viene nominato, è difendere il proprio assistito nel miglior modo possibile.

11) C’era possibilità, secondo lei, che il processo avesse un altro esito?

Se il Tribunale avesse agito in maniera esclusivamente giuridica e non “storica”, dal momento che era stato assodato che non ci fosse stato alcun ordine preventivo e dal momento che non c’era alcuna prova tangibile di chi personalmente avesse commesso i reati imputati, l’esito sarebbe stato sicuramente diverso. Non c’era alcuna prova concreta perché i testimoni del processo erano tutte persone molto anziane, e il tempo passato aveva sbiadito nei loro ricordi i volti, i nomi, le persone. Si ricordavano i fatti, si ricordavano che c’erano anche degli italiani fra i nazisti, ma non precisamente chi avesse commesso queste efferatezze. È stato terribile anche per noi ascoltare questi ricordi, a un certo punto ci siamo trovati noi tutti, avvocati, pubblici ministeri, collegio del tribunale in lacrime ad ascoltare questi racconti.Santanna_mahnmal

12) Per quale motivo giuridico sono stati condannati se è stato dimostrato che eseguivano degli ordini?

Qualunque codice militare prevede che il sottoposto, sia esso soldato semplice, sottufficiale o ufficiale, quando riceve un ordine da un superiore, è tenuto a rispettarlo a meno che tale ordine non sia palesemente illegittimo. Se non esistesse questa differenza fra ordine legittimo e ordine illegittimo, nessuno sarebbe stato da condannare perché avrebbe semplicemente eseguito un ordine. Invece, dal momento che nessuno si è opposto, sono stati condannati. Fra le 660 persone uccise ci sono anche dei militari tedeschi ed è plausibile che siano quei soldati che si sono rifiutati di eseguire gli ordini.

13) Ci può raccontare qualche episodio di quella terribile giornata?

Gli episodi più terribili si sono verificati nelle frazioni dell’Argentiera e di Val di Castello. In un casale all’Argentiera erano radunate circa trenta persone fra donne, anziani e bambini. Gli uomini infatti erano scappati perché sapevano che i tedeschi cercavano loro. Arrivati al casale i tedeschi hanno chiesto dove fossero nascosti i partigiani. Non ottenendo nessuna risposta hanno fucilato tutti, compresa una donna e il suo bambino di tre mesi, corsa a supplicare che almeno salvassero il neonato. A Val di Castello, in un altro casale, hanno rinchiuso tutti gli abitanti in una stanza e hanno gettato una bomba dentro; solo un bambino che allora aveva dieci anni e il suo fratellino, testimoni dei fatti, si sono riusciti a salvare chiudendosi nel forno. L’atto finale si è svolto nella piazza del paese: qui erano radunate circa 600 persone. Una volta ricevuto l’ordine, i soldati hanno sparato su tutta la popolazione inginocchiata a pregare.

14) Qual è stato l’esito del processo?

I 10 imputati sono stati condannati all’ergastolo in primo grado, cioè dal Tribunale della Spezia, e la sentenza è stata confermata dalla Corte di Appello e dalla Cassazione. La condanna non è stata eseguita perché la Germania ha rifiutato la richiesta di estradizione e anche la richiesta di risarcimento sposando la tesi che non ci fosse alcun concorso nel reato perché non era stata dimostrata l’esistenza di un ordine preventivo e quindi sarebbero dovute essere provate le responsabilità di ogni singolo individuo. Oltre a ciò, gli imputati sono molto anziani e come tali non avrebbero comunque potuto essere incarcerati. Diciamo che si è trattato per lo più di una condanna storica e politica, per dare il giusto riconoscimento alla popolazione di S. Anna e degli altri paesi colpiti così duramente.

15) Che differenza c’è fra primo grado, Corte d’Appello e Cassazione?

Nel nostro codice esistono tre gradi di giudizio. Prima giudica il Tribunale, a questa sentenza si può fare ricorso in Appello, cioè il secondo grado, e infine c’è il ricorso per Cassazione che è il terzo grado, che però può giudicare solo la legittimità. Diciamo che in Italia si è colpevoli solo dopo tre gradi di giudizio. Il Tribunale si trova nella provincia, la Corte d’Appello nel capoluogo di regione e la Cassazione si trova a Roma.

In conclusione questo processo è stato fatto più che altro per mettere la parola fine a una vicenda che obiettivamente gridava vendetta perché i fatti accaduti non riguardano lo scontro di due eserciti. Si è trattato di un eccidio, una strage gratuita, senza nessun motivo.

 

Simone Serafini, avvocato del Foro di La Spezia, nel processo di Sant’Anna (INIZIO 20/04/2004) ha difeso l’imputato  Alfred Mathias CONCINA, sergente dell’esercito tedesco. Tutti e 10 gli imputati sono stati condannati all’ergastolo con sentenza passata in giudicato l’8/11/07.

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